Il peso della linea

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Le creature d'acciaio di Forges Davanzati

Martedì 16 febbraio 2010

D opo il cancello azzurro c'è un viale; dopo il viale una villa, nascosta nel verde di un giardino, anzi, di un piccolo parco in cui quattro sculture in acciaio inossidabile dialogano amabilmente con lo spazio circostante. Sono forme vive, strutture più o meno complesse che, apparentemente immobili, gravitano in bilico, cosicché basta il minimo tocco a causarne il movimento, a rompere quel magico e innaturale equilibrio.
Paramecio Ciliato Riccio Madrepora , questo il titolo della mostra di Andrea Forges Davanzati, scultore, scenografo e designer, visitabile fino a martedì prossimo, 23 febbraio, presso la sede dello Ied (Istituto Europeo di Design), in viale Trento 39 a Cagliari. L'evento è il secondo di una serie di appuntamenti organizzati dall'Associazione Villa Satta, una prova tangibile dell'importante ruolo svolto dall'istituto nella promozione e nella valorizzazione dell'arte, della fotografia e del design, da sempre suoi capisaldi.
Andrea Forges Davanzati, nato a Milano nel 1963, da diversi anni vive e lavora tra il capoluogo lombardo e la città di Cagliari. Dopo gli studi con Bruno Munari, Carlo Mo, Kengiro Azuma e Giancarlo Marchese, l'artista, che non a caso puntualizza spesso di essere figlio di un architetto e di una biologa, ha indirizzato la sua ricerca sull'analisi e lo studio degli organismi viventi, continua fonte di ispirazione per la realizzazione di piccole opere e sculture monumentali.
E se prima i protagonisti erano gli insetti sospesi sull'acqua e le microsculture in argento chiamate Larvae , i soggetti dei suoi lavori sono ora piccoli organismi acquatici. Davanzati li osserva, li esamina e poi li riproduce; sconvolge l'ordine delle cose e ne ingigantisce le dimensioni come se li osservassimo sotto una potentissima lente di ingrandimento.
Il Paramecio vive in acque dolci e stagnanti dove si muove con moto oscillatorio, attraverso le ciglia, uniformemente distribuite sulla superficie ovoidale. Davanzati ha dedicato a questo organismo una scultura, con la quale ha vinto il Primo premio per il Museo d'Arte Moderna a Pavia. Composta da diversi tubi di acciaio inossidabile, questi possono essere assemblati in numero differente, a seconda dello spazio a disposizione per la sua collocazione. La forma aperta e il profilo curvo, fluido e sintetico invitano a toccarlo e suggeriscono il dolce e armonioso movimento oscillatorio che lo caratterizza. Il Ciliato è un protozoo, un organismo unicellulare che come il paramecio si muove grazie alle sottili ciglia distribuite sulla superficie della cellula. La scultura creata dall'artista ci appare sospesa, quasi galleggiasse nell'aria: basta sfiorare un braccio per trasferire il moto a tutti gli altri elementi posti a raggiera. Ben salde e più complesse, chiuse in se stesse, quasi costruzioni architettoniche, Riccio e Madrepora, quest'ultima una specie che vive in colonie nelle acque marine, formando concrezioni silicee di varie forme e dimensioni. L'acciaio cattura la luce e, nella negatività dello spazio, con il continuo alternarsi di pieni e di vuoti, disegna plastici volumi di rara bellezza. Tra gli alberi di frutta, le palme e l'edera rampicante scopriamo una piccola dependance. Una parete vetrata ci svela quattro pannelli, anche questi in acciaio inossidabile, sui quali si riflettono, come nello specchio dell'acqua, i colori mutevoli del cielo, le luci della sera, i verdi cangianti dell'incantevole scenario.
La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, il sabato e la domenica dalle 16 alle 19. L'ingresso è gratuito.
MARZIA MARINO

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